The first episode of On Floating Humans at Yamuna River (New Delhi) is still vivid in our memories, it has left a deep scratch on our lens and consciousness that we would have never expected. Obviously, when we started developing the project we focused on being objective to be able to absorb all the information from a critical perspective and prepare our cameras to document accurately the actual conditions of fishermen communities. But, only when you bump into the reality and listen their voices, facts become really tangible also for you. Tangible, but incomprehensible.
Following the routes of fishermen, who are trying everyday to preserve the traditional fishing techniques and survive against the decline of natural and economic conditions, the second episode of On Floating Humans will take place in the state of Gujarat, 1.296km from New Delhi

Gujarat is leading in the marine fish production among all the maritime states in India and in its twelve coastal districts there are 247 marine fishing villages. Fisheries is an important sector of the country, it provides employment to millions of people and contributes to its food security. Fishing communities in India, are not homogenous, as they belong to different castes. These communities have their distinct social, cultural and governance structures, plus traditional practices depending on the coast where they inhabit.

For example in the area of Gujarat, the main cast is the “Kharva”. Each fishing season, migrants from costal state of Andhra Pradesh arrive in droves at Gujarat to escape poverty. No official figures are available but roughly 15,000 fishermen are hired by the Gujarati seafaring Kharva community in Veraval. Veraval’s fortunes in recent years have largely been built on the life of the Andhra migrants, and while they would feel short-changed every once in a while, the sobering reality is that this is their only escape from deprivation at home.

Life in a boat, the Andhra Pradesh flavour in Gujarat’s fisheries
Life in a boat, the Andhra Pradesh flavour in Gujarat’s fisheries

Andhra fishermen who’ve opted to venture out to Gujarat since the early 1990s are forced to fish far away from their own coast considering that it is a long-running saga of depleting catch. Moreover, they are treated as outsiders and it is also frequent that they are detained by Pakistan authorities after crossing accidentally the border area.
Thousand migrants, addressed as “Madrasis”, journey 2,000 km away to work on mechanised fishing trawlers from August to March every year. Away from their families for eight months of the year, the rough seas are their home, a home they revere and fear. Fear is the feeling that you can feel when you walk around the harbor of Veraval.

Veraval is Gujarat biggest fishing harbor with colourful trawlers that form a long labyrinth. During the night, this labyrinth seems a military fort where all these migrants fishermen look like enlisted soldiers and these enourmus boats become floating comrades carrying 8-10 persons. Typically, in a month they stay 20-25 days out at sea. After each week-long trip they unload tonnes of catch at the jetty and prepare the boat -loading it with ice, diesel and ration. There is no home to go to for recuperation; they live on boats even when the boats are anchored at the harbor. “For eight months, the boat is our home, as we do everything in it”, says 38-years-old “tandel” (driver of the boat) Meyesh Reynd who has worked as fisherman since he lost his father.
Trawlers are locally built and are around 15-20 meters long, the cabins where the “khalasis” (sailors) have the size of a small car and this make their living conditions very miserable, they are unable to take bath for a period of 25 days till they reached shore and not available quality food and their safety also in question always due to natural calamities and border area confusion. In December 2018, 20 Indian fishermen have been detained by Pakistan coast guards.
“Fishing is a gamble”, nowadays fishermen don’t know if they catch anything on a given day. In Gujarat, the money is steady but the work is punishing: low wages, labour abuses from Veraval’s local community, miles away from home and family.

Life in a boat, the Andhra Pradesh flavour in Gujarat’s fisheries

We should probably wondering now, before our lens for how long Madrasis will be able to retrace the rehearsed route from one coast to the other in the deep seas?

Vite di pescatori migranti in viaggio tra Gujarat e Andra Pradesh

Il primo episodio di On Floating Humans sul fiume Yamuna (New Delhi) ha lasciato uno squarcio profondo nei nostri sguardi, nelle nostre coscienze, ma anche sulle nostre lenti, più di quanto ci saremmo mai aspettati.
Quando abbiamo iniziato a gettare le basi del progetto ci siamo promessi di essere obiettivi e distaccati, così da poter comporre ogni fase di OFH avendo un punto di vista puramente critico e preparare gli obiettivi delle nostre fotocamere a documentare accuratamente le condizioni attuali delle comunità di pescatori. Ma, solo arrivati sul campo e immersi nel caos delle voci, che quanto letto prima del viaggio è diventato tangibile. Ruvidamente tangibile e profondamente incomprensibile.
Proseguendo sulle rotte dei pescatori del subcontinente indiano per comprendere come le odierne comunità di pescatori cerchino di vedere oltre il declino delle condizioni ambientali, il secondo episodio di On Floating Humans avrà come scenario lo stato del Gujarat, a 1.296Km da Nuova Delhi.

Life in a boat, the Andhra Pradesh flavour in Gujarat’s fisheries
Life in a boat, the Andhra Pradesh flavour in Gujarat’s fisheries

Il Gujarat è uno dei 9 stati marittimi dell’India e risulta il principale in termini di pescato con ben 247 villaggi di pescatori all’interno dei 12 distretti costieri.
L’industria ittica è un’importante settore per il paese, considerando che dà impiego a milioni di persone e contribuisce fortemente al sostentamento di tutta la popolazione.
La suddivisione in caste, tutt’ora molto radicata nella società indiana, coinvolge anche le comunità di pescatori e questo determina una forte disomogeneità e diseguaglianza. Ogni comunità infatti ha distinte strutture sociali, culturali e governative oltre a pratiche tradizionali dipendenti dalla costa dove abitano.

Ad esempio nell’area del Gujarat la casta principale è quella dei “Kharva”.
Ad ogni stagione di pesca, migranti dello stato costiero dell’Andra Pradesh arrivano in massa nel Gujarat per sfuggire alla povertà. Non ci sono dati ufficiali, ma circa 15.000 pescatori vengono arruolati all’interno della comunità Kharva di Veraval.

Life in a boat, the Andhra Pradesh flavour in Gujarat’s fisheries
Life in a boat, the Andhra Pradesh flavour in Gujarat’s fisheries

I pescatori dell’Andhra Pradesh si trovano costretti a questo tipo di scelta sin dai primi anni ‘90, ossia da quando le coste dello stato hanno iniziato a non consentire loro uno stile di vita sostenibile. A questo risvolto ambientale se ne aggiunge uno sociale, la loro emarginazione in quanto outsider, che li porta a non essere tutelati né dalle autorità locali né da quelle dei paesi limitrofi. È infatti frequente che vengano detenuti dalle autorità Pakistane quando accidentalmente attraversano il confine marittimo.
Negli ultimi anni la fortuna economica del Veraval è stata costruita sulle vite di questi pescatori migranti e per quanto quest’ultimi possano intravedere un miglioramento delle loro condizioni, ciò che dovrebbe farci riflettere è la condizione di nomadismo vissuta come scelta imposta. Ogni anno migliaia di pescatori, soprannominati “Madrasis”, percorrono da Agosto a Marzo 2.000km dallo stato di Andra Pradesh a quello del Gujarat. Lontani dalle loro famiglie per otto mesi all’anno, il mare diventa la loro casa, una casa da riverire e da temere. E un sentimento di paura e smarrimento è ciò che si prova camminando per il vecchio porto di Veraval.

Veraval è la più grande area portuale Gujarat caratterizzata da variopinti pescherecci che formano un lungo labirinto. Durante la notte, questo labirinto sembra trasformarsi in un forte militare dove i nomadi pescatori sembrano prendere le sembianze di soldati arruolati che vivono in camerate galleggianti di 8-10 persone. Ogni viaggio in mare dura 20-25 giorni e a fine di ogni settimana le barche ritornano in porto per scaricare tonnellate di pescato e preparare la barca caricandola con ghiaccio, diesel e alimenti. Non c’è una casa dove poter rientrare e riposare dopo ogni uscita in mare; questi pescatori nomadi vivono in barca anche quando queste sono ancorate al porto. “Per otto mesi la barca è la nostra casa”, dice Meyesh Reynd, 38 anni, molti dei quali spesi come “tandel” (pilota della barca) dopo aver perso il padre.
I pescherecci, costruiti localmente, sono lunghi circa 15-20 metri e le cabine dove i “khalasis” (marinai) passano i loro giorni e le loro notti hanno le dimensioni di una piccola macchina e questo rende le loro condizioni di vita molto estreme. Nessuna possibilità di acqua corrente e anche la quantità e la qualità del cibo a disposizione è scarsa. A questo si aggiunge anche la poca sicurezza dovuta alle calamità naturali e all’attuale situazione ai confini con il Pakistan. Infatti nel dicembre del 2018, 20 pescatori indiani sono stati arrestati dalla guardia costiera pakistana.
Per i pescatori di Verarval la pesca è diventata un gioco d’azzardo, non sanno se le reti gettate in mare porteranno una grande fortuna o meno. Anche se in Gujarat le condizioni di questi uomini del mare risultano essere migliore di quelle che vivrebbero a casa loro, il lavoro rimane ugualmete punitivo: salari bassi, abusi sul lavoro da parte delle comunità locali e sradicamento dalla propria casa e famiglia, queste sono le vite dei pescatori migranti.

Chiediamoci ora, prima di puntare il nostro obiettivo su questa nuova scena, per quanto tempo ancora i Madrasis saranno in grado di ripercorrere stagione dopo stagione la stessa rotta da una costa all’altra per raggiungere le acque poco ospitali del mare arabico?